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Continuano le proteste degli studenti contro la maturità

La prova di Maturità 2022 – e non solo – al centro della protesta degli studenti maturandi nelle piazze italiane

Continua la protesta per l’introduzione delle prove scritte

Dopo due anni di stop agli scritti a causa della pandemia, il Ministero reintroduce le prove tanto temute dai maturandi e la protesta si intensifica. La discussione è sul tavolo da settembre, e coinvolge il Ministro e gli studenti che si apprestano a chiudere il percorso di studi superiori. Inizialmente si pensava di continuare con una modalità simile a quella messa in atto per gli anni 2020 e 2021, date le criticità della pandemia. Quando è stata annunciata la composizione della prova per quest’anno sono scoppiate le proteste, e il Ministro Bianchi si è rivolto a tutti gli studenti garantendo che la seconda prova d’indirizzo terrà conto del livello degli studenti e sarà scelta e configurata da sei commissari interni e un presidente esterno.

Dato che anche il Consiglio superiore della pubblica istruzione, organo ministeriale che garantisce rappresentanza a livello centrale alle componenti scolastiche sul territorio, ha manifestato delle perplessità in merito alla scelta del Ministro e gli studenti continuano ad esternare dissenso, la questione è ancora calda. Infatti, i rappresentanti delle Consulte degli studenti, organismi istituzionali di rappresentanza composti da studenti di tutte le province, hanno chiesto di rivedere il peso dell’esame sul voto finale.

Le ragioni dello scontro tra Ministero e studenti

Le ragioni dell’agitazione sono comunque più complesse e variegate. Gli studenti vorrebbero innanzitutto che, nella valutazione del loro percorso, l’esame pesi meno di quanto fa ad oggi (60% a fronte del 40% dei voti accumulati in un triennio di studi). Oltre alla richiesta di flessibilità ed empatia nei confronti della situazione causata dalla pandemia, però, si fanno largo altre richieste degli studenti, più profonde, che assomigliano ad un grido d’aiuto di una generazione che non si rivede fino in fondo nel modello educativo proposto dalla scuola superiore. Tra i motivi della protesta spicca il malumore per le condizioni della alternanza scuola-lavoro (legate recentemente alla morte del giovanissimo Lorenzo Parelli). Su uno striscione, la scritta contro la scuola che “ci uccide, ci valuta, ci incasella e non ci ascolta” riassume le voci di migliaia di giovanissimi che rivendicano il diritto ad un’istruzione più inclusiva, personalizzata e non standardizzata. Lo stop che ha caratterizzato quasi tutti i settori della società negli ultimi due anni, quindi, non può essere una “scusa” per non far evolvere la scuola, uno dei settori che, invece, sono mutati più profondamente e irrimediabilmente, così come la generazione Zeta.

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