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Body Positivity: il ruolo degli influencer sui social media

Negli ultimi anni è molto frequente leggere il termine “body-positive” soprattutto sui social network, questo termine è nato intorno agli anni 70 per merito di alcune attiviste femministe curvy, un’espressione dai mille significati. Questo termine fu pensato per normalizzare tutti i tipi di corpo, anche quelli che fino a poco fa non erano presenti nelle pubblicità, oggi per fortuna invece ne vediamo sempre di più, questo termine è dedicato a chi non ha un corpo “conforme”. Dagli anni novanta questo concetto è stato legato ai disturbi alimentari, non è difficile infatti capire come avere un’idea distorta del nostro corpo può stimolare la nascita di disturbi alimentari o più generalmente abbassare l’autostima.

Il body positivity nasce da un manifesto e continua sui social network

Body positivity significa accettazione, valorizzazione e soprattutto inclusione, uno dei problemi più sottolineati è il fatto che alcuni marchi producono taglie relativamente piccole escludendo a molte altre persone di vestire quel determinato brand. Questo movimento però non si riduce alla questione della taglia, ma per esempio fa riferimento anche alle disabilità. 

Body positivity vuol dire anche accettare e non discriminare i corpi degli altri, non esiste “un fisico da bikini” ogni corpo è un corpo da bikini. Nel 1973 venne scritto “ The Fat Liberation Manifesto”, documento che rivendicava un trattamento equo delle persone grasse sul lavoro, nel trattamento sanitario e nell’educazione. 

Sempre più body shaming sui social network

Il movimento di body positivity è nato anche come risposta al body shaming fenomeno sempre più ricorrente, soprattutto nei social network. I social oltre ad averci permesso di rimanere costantemente aggiornati sul mondo esterno e restare facilmente in contatto con persone lontane hanno avuto anche effetti negativi, tra questi il body shaming. C’è una differenza sostanziale tra offendere online, per esempio usando un profilo falso, rispetto all’offendere una persona per strada, i social ci hanno liberato da qualsiasi freno poiché consapevoli del fatto che l’offesa online probabilmente non avrà nessuna ripercussione su chi offende.

Influencer sui social e libri da leggere

Nel caso in cui l’argomento vi interessi particolarmente, e volete saperne di più, esistono influencer che ne sanno molto più di noi, è il caso di “belledifaccia” autrici del libro “ belle di faccia, tecniche per ribellarsi a un mondo grassofobico”, il titolo parla da sé, con una prefazione di Irene Facheris, autrice anch’ella di libri tra i quali “ parità in pillole” e “ Creiamo cultura insieme”.

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