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Il ruolo delle big tech nella didattica a distanza per gli studenti

L’emergenza sanitaria ha privato per molto tempo gli studenti della didattica frontale. Le big tech si sono fatte avanti, ed è iniziato un periodo di DAD (didattica a distanza) ma è stato un bene per gli studenti?

La pandemia ha rivoluzionato la scuola e la vita degli studenti

Come tutti sappiamo, la pandemia di COVID-19 ha stravolto molto rapidamente il mondo della scuola e dell’università. Circa 1,6 miliardi di studenti in tutto il mondo sono stati costretti ad allontanarsi dai tradizionali metodi di istruzione a favore della didattica a distanza. Le conseguenze, dal punto di vista sociale, psicologico e istituzionale, sono disparate. Ma chi ci ha guadagnato sono, sicuramente, le big tech.

Giganti come Apple, Google e Microsoft hanno prontamente fornito i loro servizi per ovviare al vuoto scolastico causato dai primi lockdown. Per affrontare l’emergenza, sono state aperte o riesumate piattaforme come Google Classroom, Zoom e Microsofot Teams. La loro diffusione, estremamente rapida e efficace, ha portato milioni di studenti ad approcciarsi alla scuola attraverso uno schermo, cambiando modi, tempi e luoghi di apprendimento. La cosa ha subito alzato numerose polemiche, ma sono stati notati anche dei benefici.

Il problema della privacy nella didattica a distanza

Quello dei dati personali è un problema che domina il mondo delle big tech da molto prima della pandemia. Ma la diffusione delle piattaforme GAFAM (acronimo che sta per Google, Amazon, Facebook, Apple e Microsoft) nell’ambito didattico ha spostato l’attenzione sui dati di professori e studenti. Sebbene l’Europa si sia dotata un regolamento sulla protezione dei dati personali, le regole non valgono nel caso di multinazionali straniere. Per questo motivo, le società americane sono ora nella condizione di acquisire una quantità inedita nella storia del digitale di dati e contenuti prodotti dai docenti ed utilizzarli per i propri scopi.

Le conseguenze per gli studenti sul metodo didattico

Un’altra problematica riguarda l’impatto sull’insegnamento in sé e su come esso viene recepito dagli studenti. La digitalizzazione della didattica porta necessariamente a privilegiare la valutazione quantitativa e di contenuti su quella qualitativa e emozionale. Con la didattica a distanza, le relazioni sociali, sia tra compagni che tra alunni e professori, è venuta a mancare. Inoltre, l’interfaccia specifica delle piattaforme ha condizionato i metodi di insegnamento e interazione, senza possibilità di modifica da parte di chi la utilizza. Una soluzione, da questo punto di vista, sarebbe quella di adottare piattaforme open source, che possono essere installate sui server di scuole ed università e possono essere modificate e migliorate.

Il futuro della didattica online: gli studenti sono positivi a riguardo?

Sebbene sia chiaro che da molti punti di vista sia ottimale tornare pienamente a un didattica frontale e di persona, le controversie legate alle big tech non devono inibirci dalle numerose possibilità che il digitale può offrirci. La tecnologia è capace di migliorare la capacità di valutazione, rimediare a errori o imprecisioni umane e conservare contenuti importanti ai quali gli studenti potranno avere sempre accesso. Anche con la fine della pandemia, le lezioni online probabilmente rimarranno una componente importante di molti corsi di studio, in particolare nell’istruzione superiore. Nel futuro della didattica a distanza ci sono realtà virtuale, intelligenza artificiale e sistemi di gestione dell’apprendimento, affiancante ovviamente a una didattica tradizionale nelle scuole e università di tutto il mondo.

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